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giovedì 7 giugno 2007

I lunghi giorni di maggio di Jaufre Rudel

Uno dei miei cd preferiti, “Canti d’amore al tempo dei trovatori” dell’Ensemble musicale il Monocordo, contiene un brano che amo in maniera particolare. Il brano in questione si intitola “Lanqan li jorn son long en mai”, quando i giorni sono lunghi in maggio, composto nel XII sec. dal provenzale Jaufre Rudel, principe di Blaye. A molti il tema trattato da Jaufre potrà apparire datato. Infatti, per tutta la durata del canto (circa 6 minuti) il poeta continua a tormentarsi per la lontananza dalla donna amata. Si dice tuttavia disposto ad ulteriori ed angosciose attese, se questo dovrà essere il prezzo da pagare. Il suo amore per lei (secondo la leggenda si sarebbe trattato della contessa di Tripoli) lo porta ad esclamare: “tant es sos pretz verais e fis/ que lay, el renh del Sarazis,/ fos ieu per lieys chaitius clamatz!”, tanto il suo pregio è vero e squisito/ che là nel regno dei Saraceni/ vorrei essere suo prigioniero!
Tuttavia, Jaufre si affida completamente a Dio, se dice: “Mas tot sia cum a Dieu platz!”, ma che tutto sia come piace a Dio!
Dico che molti potrebbero trovare il tema datato, perché ormai non è più à la page soffrire per amore. Affidarsi a Dio, poi, neanche a parlarne. Ed esser disposti a correre il rischio della prigionia, a parecchi sembrerà il top del masochismo. Ma quando ci si confronta con un testo medievale, bisogna cercare d’entrare nella sua logica; il che non significa accettarla.
Comunque, il tema trattato da Jaufre in “Lanqan” è l’”amor de lonh”, l’amore lontano: che è un topos, direi una costante della poesia d’amore di sempre. Forse, come si dice nella sua “Vida” egli sulla contessa compose “mains vers ab bons, ab paubres motz”, molti versi con buone melodie ma con parole mediocri. Ma io penso che appunto la melodia di “Lanqan” abbia creato la giusta alchimia tra dei versi non certo eccelsi ed una successione di note che evocano la sofferenza ed i sentimenti dell’innamorato. Infatti, le pene d’amore di Jaufre sono accompagnate da sola voce e synphonia, che per le sue armonie ricorda la cornamusa (mentre è uno strumento a corda).
Nell’esecuzione presentata dal Monocordo, il cantante (credo Marco Carpiceci) esegue il brano in modo molto sobrio, come se intendesse trasmettere le sensazioni di una persona che soffre in silenzio, con grande dignità. Il dolore dell’uomo è affidato ai versi, ma questi non sono urlati né pianti in modo melodrammatico. La synphonia, poi, sembra quasi far galleggiare le note nell’aria: come se il dolore di Jaufre volesse fuggire da lui ma non potesse farlo, perciò continuasse ad incombere sul suo cuore.
Immagino Jaufre seduto a scrivere “Lanqan” sugli spalti deserti di qualche fortezza, o su una nave che lo conduce in Terrasanta, alla II crociata. Il solo momento in cui cede all’ira è quello in cui afferma: “Mas so qu’ieu vuelh m’es atahis,/ qu’enaissi .m fadet mos pairis/ qu’ieu ames e no fos amatz”, ma so che ciò che voglio mi è impedito,/ che così ha voluto il mio padrino,/ che amassi ma non fossi amato.Intanto l’ipnotica melodia creata dalla synphonia continua ad attraversare il tempo e lo spazio di Jaufre. E raggiunge il nostro tempo, il nostro spazio: per raccontarci l’infelice storia dell’amore di quell’uomo. O la sua leggenda.

3 commenti:

  1. La musica mediovale e provenzale non è di facile e usuale ascolto...non conosco e non ho mai acoltato il brano di cui scrivi ma, posso intuirne la melodia, perchè, qualche anno fa, ho avuto la fortuna di ascoltare, in una sala barocca del Tribunale di Parigi, un intera serata dedicata a questo genere musicale.Non potrò mai dimenticare i superbi affreschi di quella sala, scelta non a caso per quella serata, il pubblico attento e giustamente elegante e in religioso silenzio ma soprattutto, quella musica struggente dolce e lenta che contrastava piacevolmente con il mondo frenetico che avevamo lasciato fuori...che vivevo e conoscevo in tutto il suo splendore in uno dei miei pochi viaggi, Parigi si sa non è Cagliari...che pur si difende per il suo caos....una serata magica...con il mio amore vicino e con persone che apprezzavano la buona musica...QUESTO IL TUO ARTICOLO MI HA FATTO RIVIVERE...
    Per terminare con un commento al tuo scritto, io l'ho trovato assolutamente non datato,perchè le pene d'amore purtroppo sono sempre attuali, gli innamorati sono sempre e comunque masochisti e, affidarsi a Dio è il modo migliore e unico per affrontare le difficoltà e i dolori che la vita ci riserva, soprattutto in amore....

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  2. Come sai bene,amo spaziare da un genere musicale all'altro.Non disprezzo il genere melodico purchè non sia banale e patetico e purchè non si adegui a tutti costi per entrare in quel filone commerciale che garantisce successo facile e vendite astronomiche ai più.Per fare qualche nome non amola musica di cantanti e cantantesse come Eros Ramazzotti,Laura Pausini,Gigi d'Alessio anche se tra questi c'è qualcuno che ha mostrato uno stile un pò più innovativo tra cui Tiziano Ferro,Neck,Francesco Renga(che però ha tagliato dopo molti anni con un genere che amavo molto di più,quello dei Timoria).Il genere che amo di più in assoluto è il rock e per fare qualche esempio posso citare gruppi come Guns'n Roses,Rem,Nirvana,Pearl Jam,Green Day,U2,Cranberries o cantanti-musicisti come:Bob Dylan.Jimi Hendrix,Santana,Bryan Adams,Alanis Morisette.......canzoni che per me hanno fatto la storia sono:Zombie,losing my religion,with or without you,blowing in the wind,Europa,Samba pa ti,Ironic,where the street have no name etc.Per rimanere in Italia vado da Roberto vecchioni con canzoni splendide quali "l'ultimo spettacolo","Horsees","Luci a San Siro",al grande Vasco,a Ligabue "non è tempo per noi", "ho messo via","Certe notti", a Carmen Consoli,Elisa, Luca Carboni etc.Detto questo c'è da dire che accanto a questi grandi nomi anche in Italia c'è un filone molto interessante che sta tentando di emergere da qualche anno,è il cosidetto genere "alternative" che propone una musica sicuramente meno orecchiabile, più elettrica e più viscerale!per fare il nome di qualche gruppo-artista:Afterhours in primis,Marlene kuntz,Verdena,Punkreas,i sardi Anthenna,per certi versi anche se con piu compromessi gli stessi Subsonica.Bè questo genere a mio avviso non avrà mai il successo che merita perchè pochissime radio-mittenti satellitari lo propongono in modo adeguato.Tra le mittenti più coraggiose c'erano match music e rock tv ma chissà perchè sono eclissate!!!!meglio trasmettere Gigi d'alessio e Tiziano Ferro,il successo è garantito!Se da una parte la colpa è dei media,dall'altra devo dire(e qui sarò inpopolare e mi attirerò molte critiche)che gli italiani sono molto indietro come mentalità e sono poco aperti alle novità soprattutto in fatto di musica,ascoltano poco le note e molto le banalità sdolcinate di alcuni testi mielosi e ripetitivi e così non si andrà mai avanti!dare le colpe solo alle case discografiche è da buonisti e da populisti,la colpa se di colpa si può parlare è soprattutto del pubblico!detto questo,la musica è splendida e non va presa troppo sul serio...son già troppe le cose serie della vita!!!

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  3. Rif.Manuel
    Ho letto il tuo commento con molto piacere. Infatti ho sempre detestato la musica melodica. Quei testi melensi, quelle atmosfere mielose mi provocano tutt’ora un’irritazione prossima al disgusto.
    Il problema con quel tipo di musica non è che parli di sentimenti: li aveva anche Attila. No, il problema è che li deforma. Col tempo ho imparato a tollerarla: al mondo siamo in tanti. Ma il rock ed anche il prof. Vecchioni (benché non faccia rock) sono un’altra cosa.
    C’è chi nel corso del tempo migliora, e molto: come per es. Baglioni o anche Nino D’Angelo e chi no. D’Alessio sarà anche una bravissima persona, ma la sua musica è rimasta sempre quella. E mi fa ululare come 1 lupo mannaro. Gli amanti della musica melodica non ne vogliano ad un vecchio rocker dai capelli (quasi) bianchi. Ciao

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