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lunedì 28 aprile 2008

Un Dylan che fantasmeggia in blues

Il disco di Bob Dylan Modern times (2006) oltre a 10 grandi canzoni contiene anche 4 (video)clips. Quella che mi ha colpito di + è il 1°, Blood in my eyes. Il brano è un traditional, in effetti un vero e proprio blues che egli canta con un semplice accompagnamento di chitarra acustica. La voce sembra dimessa, in realtà si fonde con lo spirito del pezzo, che vuol esprimere un complesso, contraddittorio insieme di tristezza e desiderio per una donna verso la quale chi canta ha “il sangue agli occhi” (blood in my eyes).
L’attacco del brano è classicamente blues: “Woke up this morning, feeling blue” (mi sono svegliato stamattina, sentendomi triste) poi continua in stile Robert Johnson: “Seen a good-lookin’ girl, can I make love with you?” (ho visto una bella ragazza, posso far l’amore con te?) Era proprio l’approccio che come leggiamo nel libro di Guralnick su Johnson, caratterizzava il grande bluesman. “Non era volgare, però era esplicito.”
Nel video del brano (brano già contenuto in World gone wrong del 1993) Dylan indossa una giacchetta che rimane aperta su una camicia… chiusa fino al collo. In testa un improbabile cilindro, il viso solcato da profonde rughe e da una noia a cui però egli non sembra dare peso. Il bianco e nero della clip segue Dylan tra uomini, moto, marciapiedi, ragazze e vecchiette che gli parlano, gente che chiede autografi. Lui ascolta, osserva ed annuisce miscelando attenzione e distacco.
Il Bob si muove all’interno di questa folla con noncuranza: termine questo caro a Henry Miller, se non erro da lui ritenuto il miglior scrittore americano. Ma Dylan veste l’abito della noncuranza senza indossare quello dell’arroganza… quel che la noncuranza può talvolta comportare.
Forse certe inquadrature vogliono suggerire che ad un certo punto Bob si trovi su un treno; in realtà è seduto in una stanza, una bottiglia di vodka o di gin sul bordo di un tavolo “ornato” da una tovaglia di plastica. Egli cammina tra la folla come se ondeggiasse, si finge giocoliere poi, mentre la chitarra lo accompagna quasi in sottofondo, supera un ponte… a sua volta seguito da alcuni a cui sembra manifesti simpatia ed indifferenza.
Ha in mano un ombrello che sembra un chapliniano bastone da passeggio…
Sguscia, Dylan, dalla stanza di prima ed appare in strada.
Una delle ultime inquadrature si sofferma su due manifesti: il 1° dice: Ha ha ha; è una risata? Il 2° dice: Global chaos, caos globale. Chiaro, da parte di un uomo che ha scritto: “Accetto il caos, non so se il caos accetti me.”
Aggiungo solo questo: chi non vorrebbe avere la lucida confusione di Dylan? Io, dopo quasi 46 anni ci sto ancora lavorando. Qualcuno mi dice che sono a buon punto, ma non so se si tratti esattamente di un complimento…


2 commenti:

  1. Caro Riccardo, ciò che è inusuale è commentare un videoclip di Bob Dylan, tradizionalmente restio a farsi promozione in tv. Credo che – clip a parte – l’unica volta che Dylan è apparso sui teleschermi con l’intenzione di pubblicizzare l’uscita di un album sia stato nel 1984, al Letterman Show. Era appena uscito “Infidels” e lui si presentò davanti a milioni di americani facendosi accompagnare dai Plugz, un trio post-punk-rock della scena musicale di Los Angeles. Dylan e la band aprirono con un blues di Sonny Boy Williamson (che ovviamente nulla aveva a che fare con il disco da pubblicizzare). Dylan improvvisò buona parte del testo e i musicisti lo seguirono a stento, perché quel brano non era stato provato in precedenza. Ora, voglio dire, solo uno come Dylan è capace di combinare un casino di queste proporzioni. Come dice il “dylanologo” Alessandro Carrera, nessuna rockstar avrebbe la temerarietà di osare tanto... Invece, durante quella serata, osò ancora di più, a tal punto da presentare in versione completamente stravolta due brani tratti proprio da “Infidels”: “Jokerman” e “License to Kill”. Se le versioni appena uscite su disco erano morbide e avvolgenti - almeno dal punto di vista dei suoni - quelle “dal vivo”, in diretta TV, si rivelarono dure e taglienti come la roccia. Vedere per credere.
    questo è il link

    http://www.youtube.com/watch?v=YC-ZF1BwkKo&feature=related.

    Per quanto riguarda il video di “Blood in My Eyes”, quello che si sa è che è stato girato a Londra. Bob cammina per le strade di Camden Town. Il video è stato girato da Dave Stewart (Eurythmics).
    “Non è che stessi cercando di fare un videoclip”, ha detto Stewart, qualche anno dopo, “stavo solo filmando un sacco di cose insieme a Dylan, filmini casalinghi..." (!? n.d.r.)
    "Lui mi disse: ho questa canzone...", ha detto ancora Stewart, "ingaggiai i principali attori della BBC ma Bob arrivò e disse di lasciar perdere, così ce ne andammo in giro a passeggiare per Camden... avevo un piccolo registratore con me e gli dissi che se anche la gente gli rivolgeva la parola per strada lui doveva continuare a cantare. Quando canta Blood In My Eyes sembra uno talmente ossessionato che non riesce ad ascoltare altro”.
    E se lo dice Dave Stewart, possiamo credergli...
    Caro Riccardo, la realtà è che i due dischi acustici che Dylan fece uscire in quegli anni (inizio anni novanta) sono davvero straordinari, perché le canzoni inserite negli album sono alcune delle canzoni che lo hanno davvero influenzato, gli hanno fornito lo spunto per comporre decine e decine di brani (a volte letteralmente copiati da blues degli anni venti o trenta, da ballate del diciannovesimo secolo).
    Per tornare al video di Londra, be’ ci sono alcuni aneddoti veramente curiosi.
    Innanzitutto, il locale dove sono state girate alcune scene, un pub, non esiste più, è stato demolito. In secondo luogo, nella scena in cui Bob è seduto a tavolino, alle sue spalle si vede un quadro. Pare che Dylan se lo sia comprato (per evitare richieste di copyright da parte del pittore, così si dice).
    Infine, c’è un altro aneddoto che riguarda lui e Dave Stewart (più che un aneddoto, ormai è una leggenda metropolitana) e che risalirebbe proprio a quegli anni.
    Dylan, che si trovava a Londra per fatti suoi, decise improvvisamente di far visita al chitarrista degli ex Eurythmics.
    Ma l'indirizzo al quale Dylan si fece portare non era quello giusto.
    Bob suona il campanello, e alla porta appare una donna.
    Dylan, credendo che la tipa fosse la moglie del musicista, e ignaro d'aver sbagliato indirizzo, chiede: “C'è Dave?”.
    La donna lo fa accomodare, gli dice che Dave non c'è, è al lavoro ma (ovviamente) lo avrebbe chiamato subito.
    Peccato che il Dave in questione non fosse la metà degli ex Eurythmics, ma un elettricista di nome Dave.
    La signora prende il telefono, chiama il marito e gli fa: "Dave, c'è qui Bob Dylan per te".
    Prova a immaginare la scena, quando Dave – l’elettricista – torna a casa e si trova Dylan in salotto...
    A presto.
    Gianni Zanata.

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