Inoltre ai post su quella sete si alterneranno o seguiranno altri in cui regnerà il rock in carne e… elettricità!
Comunque, io penso che per sua natura il rock conduca a cercare qualcosa di più, a non accontentarsi solo della straordinaria esaltazione che esso procura né ad amare soltanto la vita on the road.
Certo, il rock è anche un bisogno fisico: in Misery di Stephen King il protagonista, prigioniero di una psicopatica desidera assolutamente “un rock”; gli andrebbe bene perfino Girls just want to have fun della Lauper.
Per Maria Mc Kee, cantante dei Lone Justice (band definita di “aftercountryrock”): “Il rock è come la religione, ti coinvolge ad un livello sia fisico che emotivo.”
Parallelo estremo, forse anche paradossale ma da intendersi così: il mistico e l’eremita bruciano il loro corpo rifiutando la materia e la carne per proiettarsi oltre questo mondo; il rocker brucia il proprio affermando tutta la vita, ma per superarla anch’egli. I mezzi sono opposti, il fine è identico.
Un concerto rock è un momento al di fuori dello spazio e del tempo, per certi quasi una sospensione delle leggi morali… Townshend diceva che se uno fosse salito sul palco mentre suonava , avrebbe potuto ucciderlo.
Patti Smith ricordava che durante un concerto dei R. Stones cercò di salire on stage, un poliziotto cercò di fermarla e Keith Richards lo stese con un calcio.
Impossibile, poi, ascoltare del rock trascurando la chitarra ritmica… che fa già capire che aria tiri! In Sweet Jane di Lou Reed senti Ian Hunter e Dick Wagner, ritmica e solista che si incrociano e quella è davvero una rock ‘n roll celebration!
O prendi perfino la Hot legs di quel bizzarro personaggio che è Rod Stewart: come puoi star fermo, con quel formicolante rock-boogie? Voglio dire: anche senza pensare alle gambe calde, hot legs cantate dal Rod…
Ed il riff della chitarra di Joe Walsh in In the city, che un mio amico definì simpaticamente “rockaccio”, dà anche ai melodici Eagles una (certo episodica) verniciatura rock.
Il piano martellante di Let’s spend the night together degli Stones t’afferra per le tempie e ti fa saltare su & giù.
La voce strappata di Daltrey e la chitarra dura, nervosa ed essenziale di Townshend in Long live rock ti fanno evadere dalla prigione della noia.
L’insistito, trasognato ed un po’ acido assolo di Neil Young in Cortez the killer ti fa rivedere i milioni di indios massacrati dai conquistadores.
In Good eye la voce ringhiante di Bruce e l’armonica rabbiosa nell’ossessivo, implacabile ritmo della “E” Street ti trasportano oltre ogni cold black water, fredda acqua nera.
Potrei continuare. E continuerò!