Ora, poiché chi opera in zone a rischio come una cisterna che può contenere gas letali riceve l’autorizzazione da personale tecnico altamente specializzato, bisogna capire chi abbia concesso tale autorizzazione; o abbia comunque trascurato i propri compiti di supervisione e di controllo.
Quegli operai non erano dei novellini, quindi non è credibile che si siano avvicinati all’impianto con leggerezza. Infatti: “Pochi giorni prima la stessa squadra composta dagli stessi uomini aveva pulito, in Saras, una cisterna identica. E a nessuno l’azoto aveva troncato il fiato per sempre” (Il Sardegna, 29/05/09).
Certo esiste la presunzione d’innocenza; ma è lecito interrogarsi sulla “catena di comando”, che potrebbe estendersi oltre Grosso ed i 3 della Comesa (Francesco Ledda, Vincenzo Meloni, Gianni Melis) così come potrebbe restringersi fino a scagionarli.
Tuttavia i sindacati e tutti coloro i quali sostengono la realtà operaia denunciano il sistema del subappalto che se abbatte i costi, porta ad una pericolosa elasticità in termini di sicurezza. Infatti quel sistema richiede tempi, ritmi di lavoro e di consegna forsennati: con gravi rischi per salute e sicurezza dei lavoratori.
“Il metodo dei subappalti e la cessione di parti dei lavori ad aziende più piccole costringe queste ultime a tempi e costi di realizzazione dimezzati a scapito della sicurezza e della salute dei lavoratori. Questo è un meccanismo perverso che può portare ad altre tragedie sul lavoro” (L’Unione sarda, 27/05/09).
Non sono parole d’un leader operaio ma del sen. Massidda (pdl). Parole apprezzabilissime, soprattutto perché provengono da uno schieramento spesso estraneo a certe problematiche.
Per il ministro Sacconi: “Ora sono molto doverosi i più attenti e scrupolosi accertamenti sulle responsabilità.”
Per lui, “dovrà essere verificata la dotazione di tutti i dispositivi di protezione e il rispetto di tutti gli adempimenti da parte degli organi di vigilanza competenti, ovvero del relativo servizio dell’Azienda sanitaria locale. Questo ennesimo infortunio conferma la necessità di adeguati investimenti in formazione e in informazione da parte delle imprese, affinché ciascun lavoratore abbia piena consapevolezza di tutto ciò che può costituire pericolo per la sua salute” (L’Unione sarda, n° cit.).
Dal mondo operaio si invita però a vigilare sulla revisione del Testo unico per la sicurezza sul lavoro, promossa proprio dal ministro, nonché sulla possibile abrogazione della “norma salvamanager”: quella che eliminerebbe la responsabilità del datore di lavoro in caso di incidenti (Liberazione, 28/05/09).
Nelle scorse settimane, grazie anche all’interessamento del presidente Napolitano (in contatto coi familiari delle vittime della Thyssen) Sacconi si è dimostrato disponibile a non abrogare quella norma. E’ sperabile che certe tragedie possano impedire esiti legislativi che indebolirebbero ulteriormente diritti e tutele dei lavoratori.
Tuttavia, come ha dichiarato il pres. della prov. di Cagliari, Milia (pd): “Ci troviamo di fronte ad una tragedia annunciata, sulla quale nessuno è voluto intervenire. Da anni abbiamo lanciato l’allarme sulla sicurezza degli impianti della Saras e sui livelli di inquinamento che questi producono, allarme rimasto inascoltato se non addirittura deriso e rimproverato” (L’Unità, 27/05/09).