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lunedì 21 novembre 2016

"Maggie Cassidy" (1959), di Jack Kerouac


Maggie è una ragazza: bella, spesso imbronciata, parecchio stizzosa, un po' sognatrice e quando vuole, anche dolce. E' una 16enne che fa proprio impazzire Jean, l'altro protagonista (in sostanza, Jack Kerouac).
Come dice appunto a Jean (nel romanzo anche Jack o Zagg) un suo amico: “Quella là metterebbe knock out Joe Louis con una sola occhiata.”
La vicenda si svolge nel New England, ai confini del Canada francofono ed i protagonisti sono quasi tutti franco-canadesi. Quasi tutti tranne Maggie, che come dirà il padre di Jean: “E' irlandese quanto è lungo il giorno.”
Forse in amore lei è più esperta del suo Romeo, comunque sono entrambi bloccati dalla morale cattolica, o dall'età. Però questo non indebolisce il loro sentimento, che si rafforza anche attraverso il dolore per la morte di uno zio della ragazza.
Kerouac delinea benissimo la personalità di Maggie, come per es. quando dopo il funerale, lei dichiara: “Non ho nemmeno voglia di uscire di casa _ se non hanno di meglio da offrirmi che bare, morti _ come potrei lavorare non ho nemmeno voglia di vivere.”
Poi Kerouac aggiunge: “ Restò seduta per ore sulle mie ginocchia, con lo sguardo nel vuoto, in silenzio, nel salotto buio_ io capivo tutto, mi trattenevo, attendevo.”
Quando lei si riprende, ecco che Jack la vede entrare in un locale mentre qualcuno suonava The masquerade is over e lei era: “Bella come non era mai stata, con delle gocce di rugiada fra i capelli neri, come tante piccole stelle negli occhi e una luminosità rosata che si effondeva dalle dolci risate argentine l'una dietro l'altra _ Si sentiva bene di nuovo, bella e invincibile di nuovo e per sempre _ come la rosa scura.”
Il romanzo è, in effetti, un'elegia o un inno per Maggie, che però fa anche soffrire Jack, per es. provocandolo ed ingelosendolo. L'amore, per lui, è spesso dolore, equivoco, desiderio insoddisfatto, rabbia, solitudine...
Infatti, Jack riflette anche sui possibili sviluppi del loro amore, inclinando non di rado ad un forte pessimismo, come quando dice: “Ragazzo e ragazza, l'uno nelle braccia dell'altra, Maggie e Jack, nella triste pista da ballo della vita, già demoralizzati, gli angoli della bocca pieni di rinuncia, le spalle che si afflosciano, accigliati, le menti prevenute _ l'amore è amaro, dolce è la morte.”
Già. Quando si è adolescenti, quello straordinario sentimento è (così come dovrebbe essere), una questione di vita o di morte. Ogni sorriso, lite, broncio etc. etc. diventa qualcosa di decisivo.
Crescendo, impariamo ad essere più controllati, logici, forse anche cinici.
Ma secondo me, quando si ama davvero, si può e si deve mettere il proprio cuore in palio, così come un pugile brucia le sue ultime energie.
E la donna che amiamo, per noi deve essere realmente l'unica. Come ha detto una volta Springsteen: “Non chiedevi ad una ragazza: ”Vuoi ballare? Le chiedevi: “Vuoi ballare? La mia vita è nelle tue mani.”
La Maggie di Kerouac incarna tutta la sensualità, le indecisioni, le ansie i sensi di colpa e la poesia di una 16enne cattolica ed irlandese-americana di tanti anni fa.
E Jack/Jean, franco-canadese di Lowell, nel Massachussets, si trova a vorticare in un meraviglioso e doloroso insieme di atteggiamenti e di sentimenti, il suo cuore che come la pallina d'argento della roulette gira e gira cercando di raggiungere la sua Maggie... Poi però la raggiunge, lei è sempre vicina e lontana, spesso dolce ma anche sarcastica e beffarda. Eppure, così fragile ed insicura... una giovane donna timorosa di rivelare le sue paure.
Il romanzo è anche la cronaca dell'amicizia, comico-eroica di alcuni buffi ma leali ragazzotti franco-canadesi (canucks), della loro devozione all'hockey, ma soprattutto (ripeto), devoti alla loro amicizia, quell'amicizia che si può provare con quell'intensità, così come l'amore, solo a 16 anni. Ma che dovremmo continuare a provare.
Jack e Maggie vanno ad una festa a New York, lei, sentendolo parlare dei suoi amici, gli dice con grande realismo: “Amici? Puah (...). Un giorno andrai a mendicare alla loro porta di servizio e non ti daranno nemmeno una crosta di pane lo sai meglio di me.”
Ed aggiunge: “Che sono per te le torri di Manhattan che hai bisogno ogni sera dell'amore tra le mie braccia al ritorno dal lavoro _ Posso forse renderti più felice con della cipria sul petto?”
Maggie appartiene alla realtà sociale e culturale del New England operaio e popolare: una realtà di cui magari non ha piena coscienza, ma di cui ha assorbito tutta l'inquietudine, l'istintività e la joie de vivre. Una gioia di vivere che forse spaventa Jack... ragazzo, in fondo, ancora dominato dal senso di colpa e del peccato.
Forse Jack (anche J. Kerouac) manterrà sempre di fronte alla vita una certa ingenuità, se non un certo candore: questo anche quando inizierà a girare tutta l'America e farà esperienze amorose, alcoliche, artistiche, con le droghe etc. etc.
Ecco perché Maggie, con quella capacità di visione e di pre-visione che possiedono tante donne, dirà al suo Jean: “Tu non capisci lo sporco _ per terra. Jacky.”
E', infatti, tipico di alcuni artisti creare grandi cose, ma non rendersi conto del male, dell'ignoranza, della cattiveria... Anche quando si trovano lo “sporco” davanti, certi artisti tendono non solo a descriverlo bensì ad esaltarlo o almeno a farsene affascinare.
Comunque, io penso che anche a distanza di tanti anni, Maggie Cassidy rimanga uno stupendo e malinconico inno all'adolescenza ed all'amicizia, di cui è molto difficile trovare l'uguale. Sarebbe bellissimo saper mantenere o recuperare, da adulti, quella magia e quell'innocenza...





4 commenti:

  1. Credo che questo libro di Keroauc mi manchi, questa tua rece mi ha fatto venire voglia di leggerlo ... a tratti mi ha fatto pensare a certi personaggi di John Fante, con quel candore (buono o cattivo, che sia), che incanta.

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  2. rif. Alligatore
    Ciao, Diego!
    Grazie per aver apprezzato: infatti, il romanzo non è noto quanto "On the road" ("Sulla strada"), ma è comunque molto bello.
    Non avevo pensato al paragone che hai fatto tu (che sesondo me è valido soprattutto per "Aspetta primavera, Bandini"), ma appunto il paragone è molto interesante...
    Salludus!

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  3. Sicuramente pensavo principalmente a quello di Fante...

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  4. rif. Alligatore
    Già. Magari, nel libro di Fante c'è più umorismo ed autoironia... il che, in un buon libro non guasta mai.
    Penso, per es., a quelli di Erica Jong o anche di Bukowski, anche se ovviamente, su un cotè molto diverso.
    Passerò presto da te, intanto ciao!

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