martedì 31 ottobre 2017
Majakovskij, il progresso e magari anche io
Vladimir Majakovskij (1893-1930),
poeta dal verso imprevedibile, uomo dall'umore ora cupo ora
follemente gioioso, rivoluzionario pieno di passione e di grande
senso dell'umorismo. Ho riletto alcune sue poesie,
trovandole ancora molto belle, attuali e stimolanti. Prendiamo per
esempio Il ponte di Brooklyn.
Benchè Majakovskij sia sempre
stato un comunista convinto, visitò ed osservò con grande curiosità
e simpatia gli USA ed il Messico.
Del resto, certe sue immagini sono
anche caustiche, taglienti, molto polemiche: come quando rivolgendosi
agli statunitensi dice:
“Voi siete
i dis-united States of
America.”
C'è
molta polemica anche quando aggiunge:
Di qui
i disoccupati
si buttavano
a capofitto
nello Hudson.”
Eppure,
Volodia (diminutivo russo per Valdimir), si descrive:
“Ubriaco di gloria,
affamato di vita”,
uomo
che penetra:
“superbo,
sul ponte di
Brooklyn.”
La
fantasia di Majakovskij continua a correre libera e selvaggia per
tutta la poesia, forgiando metafore, iperboli e paralleli come solo
un grande poeta potrebbe.
Ma ora voglio parlarvi di un altro aspetto. So che da tempo va di
moda attaccare il progresso e le sue conquiste, ma
pensiamoci bene: che cosa sarebbe il mondo senza di esso? Un mondo
senza elettricità, treni, aerei, auto, pc, rock... acqua
corrente in casa!
Certo,
adoro la campagna. Secondo mia moglie potrei vivere in cima ad
una montagna con solo una penna, qualche foglio e la mia armonica. Ma
dopo un po', avrei di nuovo bisogno del caos cittadino. Ok, so
che la tecnologia esiste anche in campagna, però avete capito.
Tutto
sta, come sempre, nell'uso che
facciamo di una cosa: progresso incluso.
Comunque,
spesso certi strali nascondono una mentalità che vorrebbe far
tornare l'umanità ad una situazione quasi schiavistica. Niente
scuola, andate a lavorare. E lavorate come e quanto
decidiamo noi. E vi pagheremo
come decideremo noi. Non
vi va bene? Abbiamo tanti manganelli, mitra e laser!
“E
niente medicine, quelle sono per noi, che dobbiamo curarci per farvi
ammalare meglio. E zero treni e zero aerei; servono per il trasporto
truppe.”
“E
le leggi?”
“Niente
leggi. Basta una stretta di mano.”
“Mi
scusi, eccellenza, ma io la mano non ce l'ho più; mi è stata
strappata via insieme al braccio da una bomba.”
“E
allora? Vuol dire che eri un peccatore o un sovversivo! Prega per i
tuoi peccati e per i tuoi reati: ora che ti abbiamo dato l'ergastolo,
hai tanto di quel tempo...”
Insomma,
non facciamo fregare: le critiche non al cattivo uso del
progresso, ma al progresso sempre e comunque,
nascondono branchi interi di aspiranti schiavisti!
Allora
ben venga Majakovskij, che cantava i bulloni del ponte di Brooklyn,
la musica delle rotaie e sognava partite di calcio da giocarsi fra
astronavi nello spazio!
Ben
venga questa fede forse ingenua nel progresso tecnologico, che però
per lui doveva essere anche umano e sociale.
Quanto
a certi critici, che magari sognano per tutti noi antri e caverne,
che salgano pure su qualche carretto e spariscano. Di loro non
abbiamo proprio bisogno.
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